lunedì 25 aprile 2011

Sono passati dieci anni dalla scomparsa dell’ultimo pilota italiano a pilotare una Ferrari in formula 1 ,Michele Alboreto, in ricordo vediamo chi è stato questo pilata . Michele Alboreto (Milano, 23 dicembre 1956 – Klettwitz, 25 aprile 2001) è stato un pilota automobilistico italiano. Vicecampione del mondo di Formula 1 nel 1985, vinse in tutto cinque Gran Premi nella massima formula. Oltre che in Formula 1 Alboreto corse anche nelle competizioni con vetture a ruote coperte; si aggiudicò, tra le altre, la 24 Ore di Le Mans del 1997 e la 12 Ore di Sebring del 2001. Nel 2001 ha perso la vita sul circuito di Lausitzring durante una sessione di prove libere private.


Gli esordi, nel 1976, lo vedono impegnato nel campionato Formula Monza al volante di una vettura del Team Salvati, conquistando l'anno seguente il 3º posto nello stesso campionato. Campione di Formula Fiat Abarth nel 1978, corre anche in Formula Italia, nei campionati italiani ed europei di F3, vincendo quest'ultimo nel 1980, al volante di una March-Alfa Romeo. Nel 1981 esordisce in F2 nel team Minardi, ma in quegli anni fa anche parte della squadra ufficiale Lancia Martini Racing impegnata nel Campionato mondiale Endurance con la Beta Montecarlo e la LC1. Grazie ai buoni risultati ottenuti nelle formule minori nel 1981 debutta in Formula 1, alla guida di una Tyrrell-Ford, al gp di San Marino. Ma la scarsa affidabilità e potenza della sua vettura gli causano problemi e più volte è costretto al ritiro o alla partenza da posizioni arretrate. Nel 1982 Alboreto, ormai più maturo e munito di una Tyrrell più potente, ottiene il settimo posto in classifica piloti (a pari punti con Tambay) e centra il suo primo successo nella massima serie, al GP di Las Vegas, bissato, l'anno successivo, a Detroit. Le sue buone prestazioni gli valsero la chiamata alla Casa di Maranello nel 1984 e la stima da parte di Enzo Ferrari. Nonostante le buone prestazioni ottenute durante i test invernali, la stagione si rivelò nel complesso deludente. Solamente al Gran Premio del Belgio Alboreto riuscì ad ottenere pole position e vittoria. Nel prosieguo dell'annata, complici anche le prestazioni degli pneumatici Goodyear,il pilota italiano non riuscì a conquistare due secondi posti in Italia e al Nürburgring ed un terzo posto in Austria. A fine stagione concluse quindi 4° in classifica piloti con 30,5 punti. Le premesse per il 1985 erano comunque buone. La vettura, infatti, nonostante evidenziasse alcune difficoltà sulle piste più accidentate a causa di un telaio abbastanza rigido, si dimostrava competitiva e veloce. La stagione visse, nel complesso, di un lungo testa a testa con Prost, conclusasi a favore del francese a causa, soprattutto, di un calo di affidabilità della Ferrari nelle ultime gare. Nelle prime prove i risultati furono confortanti: tre secondi posti nelle prime quattro corse, inframezzate da un ritiro nel rocambolesco Gran Premio di San Marino, permisero ad Alboreto di trovarsi ad appena due lunghezze dalla vetta della classifica piloti. In Canada, poi, una doppietta della Ferrari, con l'italiano davanti al compagno di squadra Johansson, gli permise di andare in testa al campionato e riuscì a rafforzare ulteriormente la sua leadership con un terzo posto a Detroit. Seguirono altri piazzamenti a podio ed una vittoria in Germania. Dopo il Gran Premio d'Olanda, al termine del quale Alboreto si trovava in piena lotta con Prost, la sua vettura ebbe un brusco calo dell'affidabilità, dovuto all'introduzione di un nuovo motore. Quest'ultimo, infatti, presentava problemi di surriscaldamento dovuti ad un inadeguato impianto di recupero dell'olio e cominciarono a sorgere problemi alle turbine.[4] Alboreto, nelle ultime cinque gare, non riuscì più, dunque, a raggiungere la zona punti. Prost conquistò, quindi, l'iride, con 20 punti di vantaggio sul pilota italiano della Ferrari. Esclusa l'ipotesi di passare alla Williams, resta alla Ferrari anche negli anni successivi. La stagione 1986 è una delle peggiori della storia della Ferrari, Alboreto ottiene un solo secondo posto, in Austria.Per la nuova stagione la Ferrari ingaggiò come compagno di squadra di Alboreto l'austriaco Gerhard Berger. Il rapporto tra i due, inizialmente, non fu buono. Le prime gare della stagione videro l'italiano conquistare un terzo posto ad Imola, grazie soprattutto ad una buona strategia, ed un altro a Monaco. Dopo Montecarlo Alboreto fu costretto ad una lunga serie di ritiri, tra cui quello in Ungheria, avvenuto mentre occupava la seconda posizione. Durante l'estate, poi, gli venne rinnovato il contratto con la squadra di Maranello, nonostante si fossero succedute voci di un suo abbandono causate anche dal miglior trattamento ricevuto dal compagno di team da parte della scuderia. Soltanto al Gran Premio del Giappone riuscì a concludere nuovamente una gara in zona punti e, all'ultimo appuntamento mondiale ottenne un secondo posto, suo miglior risultato stagione, dovuto anche alla squalifica di Ayrton Senna, dovuta alle prese d'aria dei freni, ritenute irregolari. Concluse quindi il campionato settimo con 17 punti ottenuti.Nel 1988 la Ferrari è data tra le favorite nella lotta per il titolo, ma i risultati attesi non arrivano: la stagione si conclude con delusione: Alboreto ottiene solo un secondo posto, al Gran Premio d'Italia.Archiviata l'esperienza ferrarista, Alboreto ritorna alla Tyrrell. Il team inglese, da anni in difficoltà, dopo un quinto posto a Montecarlo, conquista, con Alboreto, il terzo posto al Gran Premio del Messico. Sembra l'inizio del riscatto, ma, causa un cambio di sponsor, Alboreto viene posto fuori squadra; dopo un paio di gare da spettatore, fa ritorno nei Gran Premi con la Lola del team Larrousse, ottenendo però scarsi risultati, tra cui alcune mancate qualificazioni.Dal 1990 al 1992 corre per la Arrows poi divenuta Footwork. Totalmente fallimentari le prime due stagioni, dove non ottiene nemmeno un punto, un po' più positiva l'ultima, con alcuni piazzamenti, sei punti in classifica e il decimo posto in campionato.Nel 1993 disputa un'altra stagione deludente con la Lola del team Scuderia Italia. Nella sua ultima stagione in F1, quella del 1994, è alla Minardi: non ottiene alcun risultato di rilievo, e, a fine campionato, annuncia il suo ritiro dalla categoria. Nel GP di San Marino del 1994, il ferimento di quattro meccanici causato dalla perdita di uno pneumatico della sua Minardi durante l'uscita dai box a circa 140 km/h, convince la federazione ad apportare modifiche sostanziali al regolamento, prevedendo una velocità moderata nella pit-lane.

Vittorie nei  Gran Premi : 1982 1° Stati Uniti-Ovest ; 1983 1° Stati Uniti-Est; 1984 1° Belgio; 1985 1° Canada, 1° Germania

Negli anni successivi, gareggia nel DTM, il campionato turismo tedesco, poi nei campionati Sportprototipi e nel 1996 nel campionato Indy Racing League. Successivamente si limita a correre poche corse, la 24 Ore di Le Mans vinta nel 1997 al volante di una Porsche del team Joest Racing, e l'American Le Mans Series. Nel 1999 passa al team Audi con cui ottienne, nel 2001, la sua ultima vittoria in una competizione motoristica nella 12 Ore di Sebring in coppia con Capello e Aiello. Il 25 aprile 2001 muore in un incidente al Lausitzring, mentre effettua i collaudi delle nuove Audi R8 Sport in preparazione della 24 Ore di Le Mans del 2001. Alboreto era alla guida lungo un rettilineo, quando la sua auto uscì dal tracciato, colpì una recinzione sulla destra e si capovolse oltre, dopo un volo di un centinaio di metri. La morte sopraggiunse sul colpo, secondo fonti di analisi. Le cause sono ancora ignote; l'Audi comunicò agli investigatori che il prototipo (distruttosi nell'impatto) aveva già completato migliaia di chilometri su molti circuiti, preparandosi per la stagione 2001, senza alcun problema. Il responsabile della sicurezza del Lausitzring, Klaus Steinmetz, fece notare che l'incidente avrebbe potuto essere causato dall'esplosione di uno pneumatico, perché "pur senza voler andare più rapido dell'indagine, ma tutti i dettagli noti suggeriscono questo particolare". La ruota in questione sarebbe stata la posteriore sinistra: questo spiegherebbe il perché Alboreto si sia schiantato a destra. Dai fatti, gli investigatori supposero che né il pilota, né il circuito fossero responsabili per l'incidente. Il manager del Lausitzring, Hans-Jorg Fischer, comunicò che le ambulanze di stanza presso il tracciato impiegarono solo due minuti per raggiungere la scena dell'incidente; un elicottero arrivò tre minuti più tardi, ma i medici dichiararono che non avrebbero potuto far nulla per salvare Alboreto. Al termine delle indagini, i comunicati diramati confermarono che le perizie avevano trovato in una gomma forata, che aveva gradualmente perso pressione, la causa della disgrazia: non si trattò, dunque, né di colpa del pilota, né di cedimento meccanico. Rimpatriata la salma di Alboreto, questa venne cremata a Milano.

Nel 2004 il comune di Rozzano, dove Alboreto trascorse l'adolescenza, gli rende omaggio con un monumento alto quattro metri presso il Centro Culturale Cascina Grande. Nel dicembre 2006, sempre a Rozzano gli viene dedicata una piazza.

 

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