martedì 29 marzo 2011

Devo ammetterlo, non sono un accanito lettore e fan dell’ “ indagatore dell ‘ incubo “ , ovvero Dylan Dog , quindi non sono stato preso dalla folle corsa al cinema per il film , anche se all’epoca ero stato molto attratto da “Della Morte Dell’Amore “ , (non solo per Anna Falchi ),  quindi ancora non ho visto questo nuovo “capolavoro “ tratto da un fumetto, anche se ho visto 10 secondi del trailer e mi sono fermato, ( esatto , quando Dylan Dog prende a “cazzottoni “ un licantropo  , si la mia  fu un’ espressione basita ) . Quindi , riprendo un po’ le critiche che la carta stampata  che seguo di più ne ha fatto … e a voi la sentenza a film visto !

Maurizio Acerbi - il Giornale: (…) Non scherziamo. Questo film poteva intitolarsi in qualsiasi altro modo: sarebbe stata la stessa cosa. Del Dylan Dog a fumetti qui trovate brandelli, a partire dal protagonista, Brandon Routh, che di emaciato non ha nulla. Non c’è Groucho, non c’è Londra. È tutto un palliativo; anzi, un vero mistero.

Roberto Nepoti - La Repubblica: I fan incondizionati del fumetto erano stati facili profeti; del detective di Tiziano Sclavi il Dylan Dog che arriva sullo schermo ha conservato solo il costume d’ ordinanza. Tutto il resto è sparito: teatro dell’azione (da Londra a New Orléans), comprimari (l’ irrinunciabile Groucho), ma soprattutto l’eroe eponimo, che ha dismesso i tratti di Rupert Everett per prendere quelli del vitaminico Brandon Routh. […]

Anna Maria Pasetti - Il Fatto Quotidiano: AAA cercasi Rupert Everett. E disperatamente. Perché se Superman diventa Dylan Dog (…) si può ufficializzare il degrado del cinema mutante in bluff. Qui non si tratta di un paludato giudizio preventivo all’operazione che sposta le coordinate del cult nei territori a stelle e strisce (da Londra a New Orleans) e sintetizza le atmosfere dark generate da Sclavi in schermaglie tra vampiri, licantropi e zombie: il guaio scende negli abissi della superficialità narrativa, registica e creativa nel complesso, in cui non si giustifica il voler “esportare” il nostro leggendario eroe in USA. Che pure potrebbe esser nobil gesto. Con il body builder Brandon Routh (attore di “Superman Returns”, appunto) sostituto dell’emaciato signor Everett-Dellamorte (ridateci anche quel film di Soavi!) è come assistere alla trasformazione di una collezione Armani in American Apparel. Certe cripte è meglio non toccarle. Da evitare con cura.

 

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