lunedì 10 maggio 2010

REGIA: Jon Favreau; SCENEGGIATURA: Justin Theroux; ATTORI: Robert Downey Jr., Don Cheadle, Gwyneth Paltrow, Mickey Rourke, Sam Rockwell, Scarlett Johansson, Samuel L. Jackson, Jon Favreau, Paul Bettany, Olivia Munn, Leslie Bibb.

La trama: Ora che il mondo sa che Iron Man altri non è che l'industriale miliardario Tony Stark (Robert Downey Jr.), questi cerca di perfezionare il costume di Iron Man, rilanciando la stravagante Fiera Mondiale Stark Expo, organizzata da suo padre, che presenta una serie di innovazioni tecnologiche rivolte al bene dell'umanità. Mentre il governo statunitense insiste affinché Tony consegni la rivoluzionaria arma ai militari, Ivan Vanko (Mickey Rourke), un oscuro personaggio legato al passato della famiglia Stark, si fa avanti per distruggere Tony con una nuova arma devastante, ispirata alla tecnologia Stark. Contrastato da tutti e tormentato dai demoni interiori, Tony dovrà fare appello a tutti i suoi alleati – vecchi e nuovi – per poter affrontare le forze che minacciano di distruggere l'umanità intera.

La prima impressione - per via del suo inizio in medias res, per il ritmo decisamente più elevato, per la riduzione al minimo indispensabile dei riferimenti alla situazione socio-politica internazionale e la massimizzazione degli elementi fanta-spettacolari – è che Iron Man 2 sia un film decisamente più fumettistico e scanzonato del suo predecessore, che già abbracciava in pieno e senza remore la sua natura di grande blockbuster d’azione. Insomma, l’apparenza sembrerebbe indicare che in questo sequel l’aspetto ludico sia indubbiamente prevalente su tutti gli altri: e a ben vedere è difficilmente negabile che le cose stiano effettivamente così, nonostante vada anche riconosciuto che all’aumentare del ritmo sia aumentata – come spesso accade ad Hollywood – anche la ripetitività del tutto. Eppure, coerentemente con quanto avvenuto nel primo capitolo delle avventure di Tony Stark e del suo alter ego metallico, anche in Iron Man 2 sotto la superficie baracconesca serpeggia discreto ma strutturalmente evidente un ragionamento che rende l’uomo, i personaggi, le loro azioni e i sentimenti scheletro e cuore sul quale si innestano gli altri elementi. Ancora una volta, Iron Man 2 non è quindi la storia di un supereroe, di un’armatura robotica invincibile, di combattimenti e sfide, ma di colui che ne rappresenta il creatore e, letteralmente, il fulcro e l’anima: Tony Stark. Detto in altre parole, Iron Man 2 dà il meglio di sé quando è senza armatura. È allora infatti, messe da parte o in secondo piano le esplosioni e le acrobazie aeree, che si colgono le sfumature più interessanti, che assistiamo ai veri scontri, che il film non diventa un drone anonimo e teleguidato ma dimostra di avere un cuore. Quando Tony Stark è costretto a fare i conti con la propria umanità: che questa riguardi la sua dipendenza quasi tossica dalla tecnologia, o uno sguardo al passato per comprendere e decifrare il futuro, o ancora le schermaglie con quella Pepper Potts che si conferma una delle figure meglio scritte e rappresentate del franchise nella sua discreta (in)visibilità. O quando ci si imbatte nel silente e magnetico Whiplash/Mickey Rourke alimentato dalla vendetta, o in quel Justin Hammer che pare modellato sul Rockerduck di zio Paperone e che grazie a Sam Rockwell diventa vero in più di un senso. Certo, non sempre l’equazione torna, come nel caso della Natasha Romanoff di Scarlett Johansson o del Nick Fury di Samuel L. Jackson: perché personaggi eccessivamente bidimensionali, funzionali solo da fare da trampolino all’azione in generale e al link virtuale con l’annunciato The Avengers in particolare. E se il Leonardo del Terzo Millennio Tony Stark ha un bel da fare per non cedere di fronte al peso psicologico e fisico del suo connubio con Iron Man e la tecnologia, anche il Robert Downey Jr. indubbiamente in forma che lo interpreta si deve destreggiare perché l’equilibrio del film ceda il passo alla pura spettacolarità. Ma sia Tony che Robert si rimboccano le maniche, si sporcano le mani, e la tecnologia la creano e/o la modellano in prima persona: evitando di soccombervi da un lato e riaffermando la loro centralità tutta umana dall’altro.

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